Gioiello di rara bellezza, primo esempio di teatro stabile d’Europa, riveste un ruolo di primaria importanza nell’ambito degli edifici teatrali europei. Fu Vincenzo Scamozzi, reduce dai lavori di edificazione del Teatro Olimpico di Vicenza, che nel 1588 disegnò per il duca Vespasiano il progetto di un teatro di corte realizzato tra il 1588 e il 1590. L’elegante esterno è a 2 ordini: quello inferiore, con finestre, portali e spigoli contornati a bugnato poggianti su un alto zoccolo, e quello superiore, contraddistinto da lesene doriche binate, nicchie e finestre sormontate da timpani triangolari e curvospezzati contenenti tazze ovoidali. La fascia marcapiano reca l’iscrizione in capitali ROMA QVANTA FVIT IPSA RVINA DOCET (le stesse rovine insegnano quanto grande fu Roma), motto presente nel frontespizio di 2 dei 7 libri di architettura scritti dal bolognese Sebastiano Serio. La sala rettangolare è suddivisa in 2 quadrati separati dal breve rettangolare dell’orchestra: uno occupata dal palco e l’altro dalla cavea semicircolare. Un’innovazione è l’ingresso nel retro riservato agli artisti (musici e attori), che permette l’accesso ai camerini. Sul palco sopraelevato vi era la scena fissa progettata da Scamozzi, distrutta nella seconda metà del 700. Essa rappresenta una prospettiva urbana, una via costeggiata da edifici nobili e borghesi. Il senso di profondità era accentuato dall’inclinazione del palco e dalla controsoffittatura, una volta a botte realizzata con canne di fiume intrecciate, stuccata e dipinta d’azzurro, inclinata sopra il palco stesso. Gli edifici nella scena furono realizzati in legno, stucco e tele dipinte a finto marmo e a finta pietra. Gli affreschi ai lati del palco facevano parte della scena e integravano la veduta prospettica scamozziana. Da un lato è riconoscibile la bottega di un cerusico-barbiere. Dell’impianto originale rimane l’armoniosa loggia costituita da un coronamento statuario rappresentante le principali divinità dell’Olimpo. Le statue degli dei e le eleganti modanature in stucco furono realizzate dallo scultore veneto Bernardino Quadri su disegno di Scamozzi. Le figure dipinte a monocromo nella parete di fondo della loggia raffigurano imperatori romani. Nelle nicchie sono inseriti 4 busti, raffiguranti la dea Cibele e tre antichi condottieri. I 2 grandi affreschi parietali raffigurano archi trionfali all’antica, nei cui fornici centrali si aprono scorci urbani. A sinistra è dipinta la piazza del Campidoglio e a destra Castel Sant’Angelo. La trabeazione che sormonta l’arco di destra riporta la dedica all’imperatore Rodolfo II d’Asburgo che nel 1577 elevò Vespasiano al rango di duca. Gli affreschi che percorrono l’intero perimetro della sala subito sotto la copertura simulano una loggia animata da musici, comici, dame e cavalieri abbigliati secondo i costumi del tardo 500. Evidente il richiamo allo stile di Paolo Veronese soprattutto agli affreschi di Villa Barbaro a Maser. L’edificio, completato nel febbraio del 1590, fu inaugurato con i festeggiamenti del carnevale. Una compagnia teatrale stabile, stipendiata dal duca rimase a Sabbioneta sino alla morte di Vespasiano, in seguito alla quale il teatro, come tutta la città, conobbe un lungo periodo di decadenza.
Numero posti: 100.
Indirizzo: via Teatro Olimpico, 1 – Sabbioneta -Oglio Po Telefono: 0375 221044