Il Medico della Peste, con il suo becco da uccello, con rostro adunco riempito di essenze medicamentose, munito di occhiali, guanti, una lunga tunica di puro lino e una bacchetta, non è propriamente una maschera carnevalesca. Fu ideata, infatti, dal dottor Charles De Lorme, testimone della drammatica pestilenza del 1630 a Venezia, con l’ingenua speranza che ciò bastasse a proteggere contro i miasmi e i pericoli mortali dell’epidemia. La sua nuova funzione carnascialesca estremizza i sentimenti: mescolando la sofferenza con la gioia, scongiurando per sempre il pericolo, il grande uccello porrà sotto le sue ali protettive la Serenissima. La peste a Venezia.
Ogni anno, la terza domenica di Luglio ricorre, per i Veneziani, la Festa del Redentore, tanto importante da essere celebrata con un lungo ponte di barche e un meraviglioso spettacolo pirotecnico, davanti alla Chiesa del Redentore, sull’isola della Giudecca. Festa che, dopo quasi cinque secoli, continua a ricordare la liberazione da uno dei flagelli più gravi per Venezia: la peste.
Più volte, nel corso dei secoli, questa epidemia ha decimato la popolazione veneziana, ma i contagi più gravi sono quelli del 1575-1577 e del 1630-1631. In entrambe le occasioni, il Senato e il patriarca Giovanni Tiepolo, rispettivamente, trovandosi impotenti di fronte alla strage, decidono di chiedere a Dio di salvare la città, facendo voto di erigere una chiesa. La prima è la Chiesa del Redentore, la seconda la Basilica di Santa Maria della Salute. Questi episodi mostrano quanto terribile fosse la peste, fonte di disperazione in un’epoca in cui nessuna cura era possibile, perché le sue cause iniziano ad essere scoperte solo nel XIX secolo. “Peste” è sinonimo di distruzione, è simbolo di terrore nel Medioevo e nell’era moderna. Per questo la maschera del Medico della Peste è tanto inquietante: è un’altra delle vesti della morte.
La forma della maschera infatti, nasce come vera e propria armatura che, nell’idea di Charles de Lorme, doveva proteggere i medici dal contagio. Il costume del Medico della Peste con la sua veste di lino o tela cerata copre il medico fino ai piedi, mentre mani e testa sono protetti da guanti e cappello. Ma l’origine di questo costume spiega anche il perché della forma della maschera: il becco ricurvo ospita le erbe profumate e, di solito, anche una spugna bagnata d’aceto, che si riteneva purificassero l’aria. Era l’aria malsana ad essere considerata la causa del male, perciò erbe e sostanze balsamiche potevano salvare i medici. Nessuno pensava a malnutrizione e pessime condizioni igieniche come fonte della malattia. Non avendone individuato le cause, quindi, il medico della peste serviva a ben poco: per questo è associato non con il lato buffonesco del Carnevale, ma con la sua componente più grave e cupa, che pervade, in fondo, tutte le follie di questo periodo dell’anno.